“La Bellezza dell’integrazione” – evento conclusivo al Museo Castromediano di Lecce
di un progetto all’insegna del dialogo, della formazione e della coesistenza
di identità e geografie nei luoghi della cultura
Giovedì, 26 maggio, ore 9.30
15 giovani titolari di protezione internazionale residenti a Lecce – usciti o in procinto di uscire dal circuito dell’accoglienza – sono stati i protagonisti di un progetto nazionale di formazione e rafforzamento di competenze in ambio culturale, grazie al progetto “LA BELLEZZA DELL’INTEGRAZIONE”, promosso dal Consiglio italiano dei Rifugiati e realizzato – per la parte leccese – dal Teatro Pubblico Pugliese e dal Polo biblio-museale di Lecce, su finanziamento del Fondo FAMI del Ministero dell’Interno.
Già negli anni precedenti il Museo Castromediano era stato in prima linea nella ideazione e conduzione di progetti interculturali, si pensi ad esempio a “Musei accoglienti”, con il quale si realizzarono attività di dialogo inclusivo sulla contemporaneità attraverso graphic narrative, digital storytelling e narrazioni plurime;
LA BELLEZZA DELL’INTEGRAZIONE è stata la logica evoluzione, nel momento in cui ha proposto ai giovani migranti momenti di incontro, fruizione e comprensione degli spazi culturali pubblici, ma anche invito a non riporre nell’album dei ricordi la memoria della provenienza e della cultura di tale provenienza, recuperando la forza e la dignità di narrare non solo i “Musei degli altri”, ma anche i “Musei di se stessi”. Il progetto ha mosso le mosse dal presupposto che le nuove narrazioni museali che si sviluppano dall’incontro interculturale sono un valore aggiunto per la comunità e il nostro territorio, nonchéuna necessaria valorizzazione del portato di chi cerca protezione nel nostro Paese, oltre che unanuova sfida nella direzione della integrazione socio-economica.
“Ciò che fa contemporaneo un museo – ha sostenuto Luigi De Luca, direttore del Polo biblio-museale di Lecce – non è l’attualità delle sue collezioni ma la sua capacità di favorire attraverso la fruizione del suo patrimonio, un dialogo vero tra le culture, le identità, le memorie dei cittadini, qualunque sia la loro origine, provenienza, religione, sesso. L’universalità del patrimonio artistico non dipende dal valore delle pietre ma dal legame con una comunità vivente, con le diversità, i conflitti le tensioni e le speranze che la attraversano e la rendono tale”.
Il progetto ha preso avvio in piena pandemia con i laboratori e le installazioni di ceramica bianca ideate e realizzati dallo scultore Nicola Genco, rappresentanti la nuova umanità. Le sculture – realizzate grazie alla collaborazione degli allievi del Corso – vennero posizionate in ordine sparso nei dintorni del Museo, in particolare nel percorso che lo congiunge al Convitto Palmieri, contesto a forte presenza multietnica, a sostegno dello sforzo di superare le diversità e oltrepassare i muri.
In seguito, ai giovani sono state dedicate 120 ore di formazione dedicata sui temi della museologia.
I risultati di questo percorso integrato, che non ha pretese di professionalizzazione ma ha raggiunto tutti gli obiettivi prefissati, ovvero rafforzare gli strumenti per il dialogo, la identità e le memorie di tutti noi “cittadini del mondo”, saranno socializzati nel corso di un evento conclusivo che si terrà al Museo Castromediano giovedì 26 maggio dalle 9,30. Oltre agli organizzator e conduttori del progetto, saranno presenti i giovani-allievi, ma l’accesso sarà libero perché la socializzazione e diffusione di quanto realizzato raggiunga altri operatori e associazioni, ai quali fra l’altro saranno presentate anche altre esperienze pilota che in Puglia vanno nella stessa direzione del dialogo fra culture, identità e memorie.